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4 suggerimenti preziosi per un colloquio perfetto

Giovedì, ore 15

incontro con l’azienda X per quell’opportunità che tanto desideravi. Il fatidico momento è arrivato! Sei lì, nella tua stanza, ti guardi allo specchio e pensi:

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magari ripetendo la frase come uno di quei mantra che ti insegnano a dire in quei libri pseudo-filosofici sul pensiero positivo e lo sviluppo di sé.

So cosa stai provando:

che tu sia una persona ansiosa o dotata di forte autocontrollo, che sia il tuo primo colloquio o uno dei tanti, si tratta sempre di un momento di tensione, stress e carico di ansia da prestazione.

Ciò che forse non sapevi è che lo è anche per noi recruiter:
non siamo solo noi che valutiamo te, ma anche il contrario.

Ci sono aspetti importanti sui quali riflettere e che emergono in maniera chiara e limpida nella mente del candidato durante il colloquio:

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Come vedi, anche da parte nostra la responsabilità è grande. Ciò che vogliamo davvero trasmetterti è che non esistono passi giusti o sbagliati: a noi di Netgroup interessa conoscere la persona, l’umano dietro il tecnico.

Capire quali sono le tue passioni, i tuoi desideri e le tue aspirazioni tenendo sempre presente una cosa: ciò che ti rende unico e diverso e, quindi, ciò che potrebbe spingere un’azienda a puntare su di te piuttosto che sul tuo vicino, molto spesso non risiede in competenze tecniche, su quanti linguaggi di programmazione conosci o su quanto veloce sei a scrivere codici. Sta piuttosto in che persona sei e come ti mostri durante il colloquio conoscitivo. Parola di recruiter!

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Va bene, va bene, non ti preoccupare, siamo qui per te.

Fortuna vuole che tu stia leggendo questo articolo e tutto il team della Talent Acquisition di Netgroup cercherà di darti tips brevi ma incisivi per avere successo nel tuo prossimo colloquio.

Sfrutta il momento dell’autopresentazione!

Se sei avvezzo ai colloqui, saprai che solitamente la prima cosa che un HR ti chiede è: Parlami un po’ di te!
Questo è un momento importante e deve essere vissuto dal candidato con serenità ma — anche — serietà.

Prima di tutto, non ti spaventare.
Il modo ideale per affrontare questa domanda è prepararti prima del colloquio, cercando di pianificare un discorso introduttivo su quella che è la tua formazione e l’esperienza professionale. In questo modo, arriverai preparato e sicuro nel momento in cui ti verrà posta la domanda in sede di intervista: nel discorso cerca di enfatizzare gli aspetti legati all’offerta di lavoro che ti sta facendo l’azienda in questione, in modo naturale e quasi implicito.

L’HR non deve avere l’impressione di un discorso gonfiato! In generale, ciò che viene valutata in questa fase è la self-confidence del candidato, la qualità dell’espressione verbale e il linguaggio non verbale.
(Certo, anche nel colloquio online, ma niente panico: più in giù trovi un paio di suggerimenti specifici per le ormai diffusissime video-call).

 

Arriva preparato e informati sull’azienda.

Perdona il momento di serietà, ma caro – spero – futuro collega, questo aspetto è fondamentale.
Non vogliamo avere davanti una persona che abbia studiato a memoria l’intero sito aziendale, ma semplicemente avere l’impressione che il candidato si sia informato, che abbia cercato di capire dove opera l’azienda, non solo grazie al sito web ufficiale, ma anche attraverso social network, news, articoli online e via dicendo. Non c’è niente che dia più soddisfazione ad un recruiter come quando si sente dire:

Sì, ho trovato molto interessante l’intervista tenuta dalla vostra collega a proposito del…
Ho avuto modo di leggere qualcosa sull’ultimo progetto che avete svolto in collaborazione con… l’ho trovato estremamente appassionante perché…

Ciò dimostra semplicemente che il candidato sta dando valore a quel momento, a quel colloquio e a quell’azienda: ti collochi immediatamente due spanne davanti i tuoi competitors.

 

Esercitati con il modello STAR.

Modello STAR. Ne avrai sentito parlare, no?

Beh, ti faccio un breve riepilogo: il modello STAR (acronimo di Situation, Task, Action, Result), inizialmente utilizzato da poche aziende (prima fra tutte: Amazon) e poi diffusosi in maniera esponenziale in ormai tutti i processi di recruiting, è un modello che utilizza una struttura ben definita per rispondere ai diversi quesiti che possono essere fatti in sede di colloquio conoscitivo.

Il diktat è uno solo: vietate le risposte vaghe e senza fornire esempi specifici e concreti.

In un colloquio di tipo comportamentale ti verrà sicuramente richiesto di raccontare, ad esempio, una situazione in cui hai dovuto affrontare un problema e come lo hai risolto.

  • Si parte da qui:
    il Primo passo è descrivere in modo dettagliato la circostanza (Situation) in cui ti sei trovato.
  • Secondo step: qual era il tuo compito in quella specifica situazione? Racconta quali incarichi avevi, quale risultato ci si aspettava di ottenere (Task).
  • Terzo passo: l’Action.

In assoluto il più importante. Cos’hai concretamente fatto per raggiungere gli obiettivi? Quali sono state le azioni?
Attenzione! Non raccontare il lavoro svolto dagli altri membri del team (se c’erano): il focus del recruiter è su di te, quindi ciò che devi fare è mettere l’accento sul lavoro svolto in prima persona.

Infine: Result.
Quale risultato hai raggiunto? Mi raccomando, sempre in modo dettagliato e preciso (se necessario, inserisci dati, cifre, output concreti del lavoro svolto).
Qui l’attenzione del recruiter è su come il candidato si prende il merito dei propri successi o, al contrario, la responsabilità per eventuali errori commessi.
In entrambi i casi: non avere paura di mostrare la cosiddetta lesson learnt: essere capaci di analizzare il proprio lavoro in maniera lucida e riconoscere gli sbagli commessi ha un’importanza cruciale nel giudizio che il recruiter andrà a formulare sulla persona.

 

Le domande fanno la differenza. Per cui… chiedi!

Ad un certo punto ti verrà chiesto se hai domande in merito a quella che è stata la presentazione dell’azienda o l’offerta lavorativa. Molto spesso ci capita di sentire: non ho nessuna domanda, è tutto chiaro,  il che è sicuramente per noi motivo di soddisfazione perché significa che dopo tanti anni non abbiamo perso la capacità di esprimerci in maniera cristallina.

Però…c’è un però: alcune domande colpiscono positivamente il recruiter e gli fanno pensare che tu sia molto interessato a conoscere in profondità l’azienda e di cosa si occupa.

Qual è la mission dell’azienda?
Quale sarà il mio ruolo, nello specifico?
Qual è la possibilità di crescita?

Sono tutte domande attraverso le quali il recruiter giudica di buon grado il candidato.
Oggi molte di queste valutazioni si sono spostate davanti allo schermo di un computer: dopo l’emergenza Covid la maggior parte delle imprese è stata costretta ad organizzare i colloqui di lavoro online e, per quanto non sia la stessa cosa, oggi è più frequente che ciò possa accadere anche per altri motivi, rispetto a prima.

Potrebbe capitare anche a te, no?
Bene, se vuoi qualche consiglio ì pratico su come affrontare al meglio un colloquio di lavoro online ti invito a leggere questo articolo che ho scritto appositamente per te.

Buona lettura e… buon colloquio!